lunedì 29 aprile 2013

in questi giorni si sente parlare di eroi, gesti responsabili, sacrificio, dedizione. sinceramente rimango basito pensando come si sia davvero perso il significato reale di queste definizioni, per lo meno ai livelli per cui vengono usate. c'è chi, per senso dello stato, si sacrifica facendo il Presidente della Repubblica. chi si decurta il compenso del 30 percento accontentandosi di 13000 euro al mese, chi arriva davanti al quirinale guidando "la macchina di famiglia", una volta, ovvio, del resto scorta e auto blu sono un suo diritto, dovere, come tutti gli altri privilegi, ma che grande gesto arrivare con un'auto utilitaria! c'è chi chiede sacrifici agli altri ma le vesti non le si straccia. se il significato delle parole conserva ancora un pò di valore allora sappiate che prima di noi e attorno noi ci sono persone che per una causa non si deprimono, non scherzano con le parole, ma si danno, garantiscono personalmente, vendono ciò che hanno, si spendono non solo con buone azioni o bei gesti, ma con tutta la loro vita, tutto.gli eroi siamo noi, siete voi che date tutto per un sogno, rischiate tutto per un'idea, un progetto, un'impresa, un viaggio, un sentimento, un credo. le grandezze nascono dalle vere dedizioni.

venerdì 26 aprile 2013

piove, sembra che il tempo ci prenda in giro, un giorno gran sole e poi ancora freddo. continuerà così ancora per un pò? chi lo sà e soprattutto chi se ne importa, l'estate arriverà, è una inesorabile certezza! bye bye!

p.s.
dal contatore di visite sembrerebbe che siete in tanti che fate visita al sito e al blog, per cui non siate timidi, lasciate pure un commento, e state tranquilli non è scontato che vi risponda, per cui vai tra!

martedì 23 aprile 2013

ebbene sì, la crisi continua, la gente fa economia, i servizi indispensabili languono. Ma non se ne parlava già da diversi anni? Non si sapeva forse già? il sociale ne risente perchè dipende dalle casse delle amministrazioni pubbliche. Ma non sono forse anni che tutti noi impegnati nel sociale ci lamentiamo dei continui tagli? e allora di cosa ci lemantiamo? La demagogia non fa impresa, i bei principi sono fini a se stesi se non sanno spendersi in progetti concreti. ma cosa ci si aspettava? che forse, a fronte di ristrettezze economiche, magicamente nascessero rigurgiti di morale e la politica, dai comuni in sù, privilegiasse i più deboli? il sociale? ma quando mai! chi lavora da anni nel sociale sà bene come non ci sia idea di comunità, di aiuto reciproco, se non tra chi, ma non sempre, ha degli interessi riguardo quel servizio, quella situazione, o tra i pochi, pochissimi che si spendono per senso civico, convinzione, credo, professione, ecc. quindi di cosa ci si stupisce? l'ideologia, il sogno, ci rendono ciechi davanti alla realtà? se non esistono leggi che rendono non solo essenziali, ma anche garantiti operativamente dei servizi fondamentali per i deboli della propria comunità, non dobbiamo pensare di trovarle tra i pensieri, i desideri della gente, della comunità, che non vuole che esse esistano e che non ha mai fatto nulla per metterle nero su bianco. quante piccole amministrazioni locale rette da "cittadini", da "liste civiche", formate da voi, fanno letteralmente guerra al sociale? quanti comuni della provincia di varese sono stati condannati da giudici per discriminazione? e allora di cosa ci lamentiamo? siete chiusi dietro le vostre barricate farciti di ideologie fini a se stesse, dovreste, dobbiamo fare sistema, imparare, osservare e da lì partire con progetti che rispondano certo ai bisogni, che ci sono, e sempre ci saranno, ma che siano soprattutto efficentemente inseriti nel contesto socio economico in cui viviamo. Valorizzare le competenze, studiare le imprese sociali che hanno già un businnes plan, un piano di investimento, delle concrete prospettive a lungo termine con progetti innovativi, coinvolgere gli stakeholder.

- il cieco parla, il muto sorregge , il sordo osserva, lo storpio procede con prudenza, il saggio sa camminare tra loro facendosi indicare la direzione-

martedì 16 aprile 2013

ieri sera presso il nostro centro si è tenuto un incontro con i responsabili dell'associazione Avid di Varese dal titolo "i diritti dei disabili". è stato molto interessante e spero a breve di riuscire a pubblicare sul sito il riassunto dell'incontro. il tema è stato analizzato a fronte della difficile situazione economica e sociale che stiamo vivendo, ed è evidente come questa accentua, mette a nudo una mentalità, un modo di fare, di pensare, molto comune e cioè che il disabile, la disabilità è una rottura di ...... . ovviamente non ci fermiamo a questo, tutto ciò che riguarda il sociale ha questa connotazione per decine, centinaia di civilissimi nostri cittadini, ed allora tagliamo l'assistenza agli anziani indigenti, agli asili, ai disabili e via discorrendo. spesso si sente dire che solo chi vive un problema sociale capisce l'importanza di un sostegno. triste, perché capita a tanti. la crisi mette a nudo dei nervi scoperti. è la mentalità delle persone che crea il vero baratro, la vera caduta libera, la sofferenza. basterebbe poco, pochissimo (e se leggerete poi ciò che l'avid ci ha detto capirete meglio), per creare una società più giusta, più equa senza togliere nulla a nessuno. il miliardari continueranno a rubarsi i soldi gli uni agli atri, l'operaio continuerà a lavorare, l'insegnante ad insegnare, ma se qualcuno in più decidesse di restituire un po' più di dignità alle persone, a tutte, quindi anche ai più deboli, si libererebbero risorse enormi, benefici enormi. il disabile che lavora oltre  a stare meglio, spenderebbe perché guadagna e produce, il bambino che va all'asilo dove ci sono maestre pagate il giusto e in regola con la formazione, potrebbe avere più chance nella vita perché riceverebbe più stimoli adeguati alla sua importante fase evolutiva. stimoli che non potrà mai ricevere pienamente solo dalla famiglia. l'anziano che riceve assistenza a casa sua costa un decimo di quanto costerebbe in una casa di riposo semi ospedalizzato, si potrebbe continuare, ma la miopia di molti è assordante. a volte mi chiedo di come si possa essere così sordi, preferire costruire capannoni e stanze vuote invece che assumere medici, insegnanti, maestri, educatori...si preferisce non restituire dignità. a volte mi chiedo come si possa tornare dal proprio lavoro, tranquillo, ben pagato, entrare nella propria casa, bella, accogliente, fare ogni tanto qualche donazione, partecipare ad una riunione, ogni tanto fare del volontariato in parrocchia, forse, e poi chiudere la porta e pensare che l'umanità non sia lì fuori. chi non si sporca le mani, non ci mette il cuore, non ci crede, non spera e non si adopera per una comunità  nella quali regni pace e giustizia, è complice delle sofferenze di tutti noi, in particolare dei più deboli.

- noi siamo qui e siamo sempre più, con immensa gioia e sempre grande forza -

sabato 13 aprile 2013

finalmente la primavera! una bella giornata di sole che si conclude tra leggere velature nella sera. il caldo sembra essersi risvegliato portando con sè una rinata speranza, o meglio un rinnovato principio. la magia che ha caratterizzato per migliaia di anni il credo dei nostri antenati, insegnava che dalle viscere della terra fuggiva, scappando dagli inferi, la giovane principessa sposa di Ade, dal gelo, dal freddo, della disperazione. ogni anno fuggiva, irrompeva sulla terra portando in seno la forza della vita. allora state attenti quando in questa stagione, da oggi a venire,  quando vedete una rondine, una farfalla, una semplice gemma che sboccia in colori sgargianti, siete testimoni di un miracolo, di un arcano, di un profondo credo che non si è mai perso perchè intmamente connesso alla natura, la nostra natura di esseri che si rinnovano nei cicli della vita.

mercoledì 10 aprile 2013

è incredibile come ci si "attacca" a più o meno banali principi ed idee. sembra che per alcuni l'unico vero scopo dell'intera propria esistenza sia semplificare pensieri, concetti, scienze, per tentare di giungere magicamente ad una conclusione, una sorta di formula magica, un santo graal, che contiene in se tutto il significato di tutto. sento ripetere spesso le stesse frasi, gli stessi concetti, idiomi, appena questioni di tutti i giorni oppure più comlesse, emergono portando con loro l'inevitabile ansia che un possibile cambiamento porta in seno. l'ansia è per definizione paura di qualcosa che sta accadendo. è una brutta bestia, è forse una delle istanze psicologiche più presenti ed incisive in molti di noi. saperla controllare vuol dire portare noi stessi nella centralità degli eventi, con i nostri limiti che possimo riconoscere e le nostre risorse che possiamo liberamente utilizzare per giungere ad una attenta analisi della realtà e quindi dei fatti che succedono attorno e dentro di noi. questo che ho scritto non è e non vuole essere una formula magica, ma semplicemente uno strumento, un metodo che può essere applicato molto discrezionalmente, e che spesso stupisce per i risultati e le aperte conclusioni a cui porta.

martedì 9 aprile 2013

oggi mi hanno posto una riflesione sulla certezza. bel tema direte voi, cade casualmete a fagiuolo. bel tema se si congiunge all'esperienza di vita di molti, non pochi, che nel corso dell'esistenza si sono visti travolgere da cambiamenti epocali tali da ribaltare la prospettiva del loro futuro e di quello di tutti coloro che li circondano. ricorderete quando ho sottolineato che la presenza è di per sè un fatto oggettivo e proprio da questi eventi ne abbiamo la prova inconfutabile. il benessere delle persone e della società, di tutti noi è legato come una serie di cerchi concentrici, ciò che succede apparantemente lontano giunge a noi o vicino a noi, sempre. molti sono gli esempi e forse i più semplici riguardano storie di irresponsabilità che hanno creato danni ambientali o sociali di cui subamo le conseguenze, ma anche una persona che ha bisogno, il cui futuro non può essere più "autonomo", pittosto che un post comatoso, stanno alla nostra vita come una pianta di rose ad un giardino. quindi la certezza che la diversità, il cambiamento, il cambio di prospettiva  sia un oggetto che "non mi appartiene" è una illusoria docile e facile utopia.

lunedì 8 aprile 2013

se fossimo sempre consapevoli, con certezza assoluta a portata di ragionamento logico, ovunque e sempre ci si muoverebbe come grossi elefanti in mezzo a vasi di coccio. l'attenzione è la questione che si pone insieme indissolubilmente all'ascolto di tutto ciò che ci circonda e soprattutto del nostro essere presenza. partendo da questa riflessione non vorrei fermarmi al semplice, si pur importante valore dell'umiltà che non significa remissività, ma vorrei proseguire ponendo l'accento sull'importanza di un certo approccio alle questioni, portando ricchezza pesonale ma soprattutto, sociale. una ricaduta positiva su tutta la comunità che nemmeno possiamo immaginare, su tutti noi, su tutta la società. provate a pensare ad un luogo nel quale si misura il valore e quindi l'importanza di una persona, di una impresa, di una famiglia e via dicendo, non in base a ciò che fisicamente ha accumulato o prodotto (soldi, case, macchine, ecc), ma basandoci sul beneficio che ricade sulla collettività. certo si può obbiettare che sono questioni difficilmente misurabili e che lasciano margini di interpretabilità tali da rischiare d'essere facilmente manipolabili dai più furbi. in questo senso vorrei ricordare di come, sempre, la società umana ha trovato soluzioni, innovazioni, scoperte, non partendo dalle conclusioni, dalle regole che ne limitano i concetti e le applicazioni, ma dall'idea, anche sì essa sia avventata. o meglio lo è sempre, all'inizio, per natura avventata. basti apensare a come si è giunti alla realizzazione di grandi macchine come l'aereo, o grandi scienze come la psichiatria, o a grandi scoperte come l'america, ecc. sulla necessità di un cambiamento in questo senso meritocratico e democratico si sta giungendo attraverso l'attenzione e la necessità di un sistema giusto, di una società giusta, cioè svuotata dalle ingiustizie che imperano nei sistemi in cui viviamo. un esempio chiaro e lampande di come ci si sta avvicinando sempre più ad un cambiamento epocale, è rappresentato dal disegno evoluzionistico. è risaputo infatti che in tutta la storia della vita sulla terra ci sono stati dei balzi, dei cambiamenti, sempre e solo quanto si sono esplorate tutte le possibili combinazioni evoluzionistiche di un determinato periodo. ora abbiamo esaurito, o quasi, tutte le possibili combinazioni socio culturali che le democrazie e il mercato moderno hanno prodotto in questi ultimi tre secoli. siamo sull'orlo di un balzo che avverrà inevitabilmente portando maggione giustizia e benessere per tutti.